L’indice di fiducia economica (ESI) della Commissione Europea è calato a quota 115,3 punti, contro i 114,7 punti del mese di gennaio. L’indice rimane così sui massimi livelli statistici dall’inizio degli anni 2000, mostrando come le imprese siano meno euforiche rispetto al mese scorso nel settore dei servizi (con indice che scende a 16,7 punti da 18,0 punti) e nel commercio al dettaglio (con indice a 5,0 punti da 6,0 punti), anche se gli indici rimangono su livelli storicamente elevati.
La fiducia presso le imprese manifatturiere è sostanzialmente su livelli stabili, con indice simile a quello dello scorso mese, a 8,8 punti, dal momento che l’aumento della domanda è in parte compensato da un incremento delle scorte in magazzino.
In attesa del meeting della Banca centrale europea, quella di oggi è una giornata ricca di dati macro in Europa, tra cui spicca la diffusione delle nuove stime preliminari del PMI di gennaio di Francia, Germania ed aggregato per l’eurozona.
Contrariamente a quanto avvenuto in casa di altri concorrenti, BMW può ben celebrare una chiusura d’anno contraddistinta da vendite ancora in aumento nel mese di dicembre. Il Gruppo automobilistico tedesco, uno dei leader mondiali, ha infatti annunciato di aver mandato in archivio il settimo anno consecutivo di vendite record, superando pertanto i già ottimi livelli commerciali conseguiti nell’anno precedente.
Gli analisti sembrano orientarsi in maniera discretamente ottimista sul mercato petrolifero, che dopo il prolungamento dei tagli alla produzione sembra essere impostato su una cauta positività. Ad ostacolare il comparto rimane comunque il rialzo della produzione USA di shale-oil, una tecnica estrattiva evidentemente onerosa, che tuttavia sta beneficiando del rialzo delle quotazioni del greggio.
Il 2018 dovrebbe essere un anno piuttosto dinamico sul fronte valutario, con tante aspettative che non dovrebbero essere deluse. Ma come comportarsi nei confronti delle principali valute di scambio?