Proseguono le buone notizie per quanto concerne le trimestrali dei principali gruppi finanziari statunitense. In particolare, Goldman Sachs afferma di aver archiviato i risultati del primo trimestre con un utile netto quasi raddoppiato a 2,26 miliardi di dollari, corrispondente a 5,15 dollari per azione: il dato ha tuttavia smentito quelle che sono le attese di consenso, che vertevano su un valore di 5,34 dollari per azione, risentendo soprattutto del minor contributo derivante dalle attività di trading sul reddito fisso, che comprende bond, materie prime e valute.
Ulteriormente, hanno prontamente sottolineato gli analisti dopo la pubblicazione dei dati, il contesto di bassi tassi di mercato, la volatilità contenuta e soprattutto l’esigua attività della clientela hanno portato i ricavi d’esercizio derivanti dalla conduzione dell’attività in questione ad attestarsi a 1,69 miliardi di dollari, con un livello che risulta essere sostanzialmente invariato su base annua, ma al di sotto dei 2,03 miliardi di dollari stimati dal consenso. Di contro, il trading azionario ha accusato una flessione del 6 per cento a 1,67 miliardi di dollari.
Tra gli altri risultati trimestrali degni di particolare rilevanza nello stesso settore, evidenziamo come Bank of America abbia chiuso lo stesso periodo con utili pari a 4,86 miliardi di dollari, in crescita del 40% su base annua, grazie principalmente al trend favorevole dei tassi di interesse di riferimento sul mercato, essendo BoA il gruppo finanziario USA che meglio di altri risente di positivi influssi derivanti dall’aumento del costo del denaro. Ne è derivato che l’utile per azione è giunto a 41 centesimi di euro rispetto ai 35 centesimi di euro stimati dagli analisti. Marginalità in ulteriore miglioramento a 11,06 miliardi di dollari, in crescita del 7 per cento rispetto al quarto trimestre 2016, e ricavi in aumento del 7 per cento a 22,25 miliardi di dollari.