Si parla da tempo dell’invecchiamento della popolazione dei mercati sviluppati rispetto alla popolazione sempre più giovane dei mercati emergenti. Ma questo può influenzare le scelte di investimento per territorio? O si tratta di un tema che non impatterà positivamente o negativamente su tale argomento?
Un recente report condotto da Bank of America (BofA) ha evidenziato che nove su 10 Gen-Zer vivono nei mercati emergenti, con l’India che si distingue come il Paese di spicco della Gen Z. Nel frattempo, l’Europa è il primo continente a raggiungere il “picco di giovinezza”, con più persone di età superiore ai 65 anni che sotto i 15 anni, una pietra miliare che gli Stati Uniti dovrebbero raggiungere nel 2022. Anche se potrebbe essere allettante investire nei paesi in base a questi cambiamenti demografici, Peter Garnry della Saxo Bank ha detto alla CNBC che non è così semplice.
La globalizzazione ha infatti reso i mercati dei diversi Paesi molto più sincronizzati, quindi “molte delle più grandi aziende in ogni singolo indice azionario sono multinazionali per definizione”, ha detto Garnry. In alcuni Paesi emergenti, ha detto che gli investitori potrebbero avere ancora difficoltà ad accedere a quel mercato azionario o incontrare problemi di corporate governance.
Garnry ha anche sottolineato che alcune società quotate nei paesi sviluppati offriranno l’accesso ai mercati emergenti. Per esempio, ha detto che Jumia Technologies è una società con sede a Berlino, in Germania, quotata negli Stati Uniti ma che fornisce servizi di e-commerce in Africa.
Insomma, le scelte di investimento, individuando il giusto Paese dove poter porre le proprie previsioni più positive, corrono il rischio di essere piuttosto complicate. E, come tali, non potranno che essere effettuate in compagnia e con la giusta assistenza di un consulente che possa supportare le migliori valutazioni in tale frangente, a beneficio della propria pianificazione finanziaria.