Emergenza siccità a Roma, Comune e Acea chiudono i “nasoni”

Da sempre li chiamano “nasoni”, per via della caratteristica forma ricurva, che ricorda un grande naso aquilino. Sono i rubinetti delle storiche fontanelle pubbliche di Roma: sparse in tutta la capitale, ce ne sono circa 2500.

Da alcuni giorni a questa parte i “nasoni” sono finiti al centro del dibattito politico romano. Chiuderanno tutti o quasi, da qui a settembre.

Proprio così. All’emergenza caldo si è aggiunta la crisi idrica, dopo un inverno e una primavera poco piovosi. Poi, l’allarme del lago di Bracciano, un bacino idrico ridotto ai minimi termini dalla siccità e dai continui prelievi di Acea, la multiutility che eroga acqua ed energia elettrica a Roma.

In un primo momento, il sindaco della Capitale Virginia Raggi aveva stabilito che da qui a settembre l’acqua pubblica dovesse essere utilizzata solo e soltanto per servizi strettamente personali. L’ordinanza del comune ha vietato l’uso improprio di acqua per irrigare giardini e orti, per riempire piscine mobili, per lavare automobili o altri veicoli. Ad Acea e alla polizia municipale il compito di vigilare sul rispetto del provvedimento. Molte aziende hanno iniziato a dotare i propri uffici di boccioni acqua a Roma e provincia, mettendo a disposizione dei dipendenti appositi dispenser che erogano acqua potabile “su misura”, abbattendo lo spreco (anche di bottiglie di plastica).

Poi, l’intervento del ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti. “Ho apprezzato l’ordinanza della sindaca di Roma – ha detto il ministro – ma sarebbe anche un bel segnale, ad esempio, interrompere l’erogazione dei ‘nasoni’, almeno per qualche giorno”.

La chiusura delle fontanelle pubbliche proposta dal ministro non è piaciuta a tutti. Le critiche non sono tardate ad arrivare, dal mondo politico e dell’associazionismo. La Croce Rossa ha denunciato i rischi per i senzatetto (oggi per le strade di Roma vivono “alla giornata” almeno diecimila persone, uomini e donne che hanno nelle fontanelle pubbliche l’unica fonte di acqua potabile); il Codacons ha profetizzato le speculazioni di bar ed esercizi commerciali, Ecoitaliasolidale l’inquinamento da bottiglie di plastica e le opposizioni politiche il danno d’immagine di fronte ai turisti in arrivo da tutto il mondo.

I 2500 nasoni, inoltre, come sottolineato dai detrattori della misura proposta dal ministro Galletti, erogano “solo” l’1% dell’acqua immessa nelle tubature comunali; il “vero” spreco dipenderebbe dalle perdite e dai problemi strutturali della rete.

Dopo giorni di verifiche e analisi per valutare l’impatto e la fattibilità dell’intervento, Acea ha infine proposto al Campidoglio lo stop dei nasoni: 30 chiusure al giorno per tutta l’estate, fino all’interruzione quasi totale delle fontanelle romane. Una scelta inevitabile, secondo la multiutility.

La chiusura dei nasoni, fanno sapere da Acea, permetterà una riduzione del 20% dei prelievi dal lago di Bracciano, già ben oltre il livello di guardia. Durante la sospensione del servizio sarà effettuata una riparazione straordinaria della rete per 70 chilometri di tubature – intervento per cui sono stati stanziati 28 milioni di euro e che dovrebbe essere ultimato ad ottobre, consentendo un notevole risparmio.

Resteranno operativi un centinaio di nasoni, nei punti ritenuti strategici. Per addolcire la morsa del caldo e – forse – per placare le polemiche.

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